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giovedì 12 dicembre 2013Aggiornato il:

La Cina (e i cinesi) secondo me

La Cina (e i cinesi) secondo me



Nel mio diario di viaggio ho cercato di descrivere con estrema sincerità quello che ho vissuto.
Adesso vorrei raccontarvi, tra luoghi comuni, abitudini e consigli di sopravvivenza, la Cina (e i cinesi) secondo me.


I cinesi sono generosi.


I nostri viaggi in treno sono stati tutt'altro che confortevoli. Ore e ore in piedi, oppure seduti per terra, o condividendo un pezzo di corridoio con altri venti disgraziati.

Se anche ci è venuta a mancare la comodità, di certo non siamo morti di fame! Ai cinesi viene spontaneo condividere il proprio cibo con i compagni di viaggio, che siano conoscenti o semplici vicini di posto, e nei nostri confronti si sono sempre dimostrati molto premurosi.

Ci hanno offerto di tutto, dalla frutta ai biscotti. Patatine, caramelle, noccioline e brioches. Un ragazzo mi ha regalato un sacchetto di rose candite, e una signora mi ha sbucciato una mela.

(In molti mi hanno anche offerto il proprio posto, che mangiare in piedi è peccato).

Snack cinesi

I cinesi amano cucinare (e mangiare piccante).



Visto che ho iniziato subito parlando di cibo, proseguo. Posto che in Cina si mangia sempre, in qualsiasi ora e in qualsiasi situazione, è bene sapere che i cinesi mangiano piccante.

Se pensate di essere abituati al peperoncino, se quando andate al ristorante messicano giudicate la salsa troppo leggera, sappiate che una volta in Cina vi accorgerete di essere dei principianti!
Il peperoncino qui è roba seria, basta camminare per le strade per vedere le grosse quantità messe ad asciugare al sole.

Considerando che fin'ora ho avuto occasione di sperimentare solo la cucina piccante dello Hunan non oso immaginare come sia quella del Sichuan.

Hot Pot: link alla ricetta 


Per chiudere il discorso cibo, un mito da sfatare. In Cina non esistono gli involtini primavera. La prima volta che sono stata in un ristorante cinese avevo 16 anni e pensavo che avrei mangiato vermi, topi, e altre robe innominabili. Invece mi sono affezionata ai gusti, non riesco a stare senza pollo alle mandorle e adoro gli spaghetti saltati con verdure. Negli anni ho creduto d'essere diventata abbastanza esperta di cucina cinese, e quando sono arrivata a Pechino ho dovuto scontrarmi con la dura realtà.

Quella che ho gustato per anni, NON E' CUCINA CINESE.

E' un po' come se prendi un americano che si è abboffato per anni di fettuccine Alfredo o pizza salamini e lo porti in una trattoria in Italia. O a casa di tua mamma. Gli fai crollare un mito.
Tutto ciò che ho mangiato in Cina non si avvicina neanche lontanamente a quello che credevo di conoscere. Ho capito che i sapori da noi sono stati adeguati al gusto italiano, e che non hanno niente a che vedere col vero cibo cinese.


Tanto per cominciare, in ogni regione c'è una cucina tipica. Come da noi. Che se sei al sud mangi davvero piccante, ma al nord è difficile distinguere il dolce dal salato. Che se ordini una zuppa di anatra sentirai fortissimo il gusto della carne, e se decidi di mangiare ravioli al vapore dovrai scegliere tra almeno una ventina di versioni. E saranno tutti fatti a mano, sul momento.

Li ho cercati in lungo e in largo, ma sono giunta a conclusione che no, gli involtini primavera non esistono. Dicono che sono stagionali, ed essendo stata in Cina solo in estate non era possibile assaggiarli. Ma non ci credo.



I cinesi sono pacifici.


Sali su una metropolitana piena come un uovo e la gente si scapicolla per aggiudicarsi un sedile libero. Ho visto una signora spostare con una culata inaudita un'altra per fregarle l'unico sedile libero. Gente che si spintona, che passa davanti agli altri in coda. Che pesta i piedi, ti sbatte la valigia sugli stinchi, le rotelle del trolley sui piedi.

E non succede NIENTE.

Voglio dire, da noi ci si picchia per molto meno. O come minimo ci si prende a male parole. I cinesi no. Al massimo alzano un po' la voce (il che non fa testo, dato che parlano sempre a un volume molto alto), o lasciano perdere e si addormentano.

Nessuno si lamenta per gli spintoni, anzi c'è addirittura
qualcuno che fa lo spingitore di mestiere!



I cinesi sono invadenti.


Che sia dovuta alla curiosità o alla mancanza di senso della "privacy", l'invadenza si esprime in un sacco di situazioni.

  • Contatto fisico.
    → Sei seduto in un autobus pieno e ti ritrovi qualcuno che dorme sulla tua spalla.

  • Contatto visivo.
    → Stai guardando fuori dal finestrino e ti senti una decina di occhi che ti fissano.

  • Contatto indiretto.
    → Appoggi un libro sul tavolino e qualcuno lo prende per sfogliarlo senza chiederti il permesso, facendolo girare di mano in mano a tutti i conoscenti presenti sul vagone. 

  • Contatto di gruppo.
    → Stai passeggiando tranquillo e ti chiedono di poter fare una foto insieme. Tante foto. Prima col nipote, poi lo zio, gli amici della sposa e i parenti. E la nonna, vuoi mica che si offenda?



I cinesi cucinano qualsiasi cosa che abbia camminato (leggenda metropolitana)


Sinceramente, tolti gli insetti su stecco messi lì per attirare i turisti (fanno schifo anche a loro, a parte i pochi attratti dall'orrido) non ho visto né mangiato chissà quale strana bestia. Non che io sappia, almeno.

In Cina i gatti fanno compagnia ai negozianti, e tengono lontani i topi (per fortuna, perché quando non ci sono loro...). Sul fatto che finiscano allo spiedo dubito ma non ci metterei la mano sul fuoco (in alcune regioni remote della Cina so che mangiano i cani, pratica comune più per impossibilità di permettersi altro, che per scarso amore per gli animali).

Altre prelibatezze a questo link

La cosa davvero disgustosa comunque per me è lui, la mia bestia nera: il tofu puzzone. (Il piatto vegetariano più terribile del mondo):
source




I cinesi sono rumorosi.



  • Quando sputano. Anche se è un'abitudine che la Cina sta disperatamente cercando di abbandonare, è una cosa diffusa, fastidiosa, su cui c'è poco da fare. La situazione peggiore si verifica nei luoghi in cui è proibito (e i cinesi, strano pensarlo, le regole le rispettano). Sui treni, nelle metropolitane, nelle stazioni, è un continuo scatarrare senza poter espellere, che per me è una tortura. Questo suono terrificante viene ripetuto quasi come un tic misto a stizza.

    Generalmente nelle vie pedonali (dove è vietato sputare) vengono presi d'assalto posaceneri, cestini, o angoli nascosti. Meglio fuori che dentro, dice Shrek. Qui questa massima viene presa alla lettera. E se avete visto il film, sapete che non mi riferisco solo allo sputo.
  • Quando giocano col telefonino. Sempre e comunque col volume al massimo, possibilmente trattandosi di giochini con musichette ripetitive e spacca-timpani.
  • Quando parlano al telefono. Ho detto più volte che alcune frasi in cinese sembrano parole italiane (vi ricordate il "GUAGLIO'" a Huaihua?). Ecco, quando rispondono al telefono i cinesi dicono una cosa che assomiglia tantissimo a "Ohu raga!!". Le donne sono le peggiori, telefono o no, quando chiacchierano adorano farsi sentire da più persone possibili.
  • Quando mangiano. I noodles, se non li mangi col risucchio, non sono degni di chiamarsi noodles.

Link



I cinesi dormono dappertutto


Nobile arte che ho imparato nei precedenti viaggi in Giappone, messa in pratica anche in Cina, dove l'abilità di dormire ovunque è estremamente diffusa. Che si tratti di un viaggio lungo ore, o di un semplice quarto d'ora sul bus, il cinese passa il tempo dormendo. Anche nelle pause di lavoro, dove capita.

Le tecniche sono diverse, a seconda del grado di comodità dell'individuo, ma generalmente la posizione di base consiste nell'appoggiare la testa sul tavolino di fronte (in mancanza vanno bene anche le proprie ginocchia) lasciando andare le braccia giù fino al pavimento. (Ne avevo parlato qui).

Spesso il posto di lavoro coincide con la propria abitazione, quindi è facile vedere cinesi che dormono anche nelle botteghe, o direttamente in strada, su brandine, sedie o amache improvvisate.

se volete vederne altri...



In Cina perdere la faccia è una questione seria.


Ho già raccontato diverse situazioni in cui ho capito che per i cinesi ammettere di aver sbagliato sia un terribile tabù. Argomento complesso, che va dal metterli in difficoltà con una domanda a cui non sanno rispondere a questioni ben più serie come una prenotazione che non si trova, receptionist che non spiccicano una parola in inglese (spesso solo per pudore) o cassiere incompetenti.


Per evitare lunghe discussioni, problemi irrisolti, e materialmente scampare il pericolo di dover dormire per strada ho imparato ad abbozzare. Capire il nodo della questione e risolverlo prendendosi tutte le colpe. Ho capito che in Cina, per sopravvivere ad una burocrazia inconcepibile per un occidentale, la soluzione migliore è addossarsi la colpa e risolvere il problema lasciando intendere che a farlo non sei stato tu.

Esempio pratico. Un cinese ti crea un problema che non sa risolvere. Tu te ne assumi tutta la colpa. In qualche modo lo risolvi lasciando intendere vistosamente che era colpa tua. Lo ringrazi per aver risolto il problema. Lui è felice perché non ha perso la faccia, tu ti senti un po' un pirla ma sei sopravvissuto alla discussione con un cinese, e fidati, ti sei pure fatto un nuovo amico.







IN CONCLUSIONE.

Il vero consiglio per sopravvivere alla Cina e ai cinesi è uno solo: Sorridere, sempre.


Situazione complicata? Difficoltà di comunicazione? Sorridi. Un atteggiamento positivo apre le porte della comprensione, il tuo interlocutore si farà in quattro per aiutarti.
Ti poni in maniera aggressiva, altezzosa? Stai certo che ti alzeranno un muro e non ne uscirai vivo.



→ Ovviamente questa opzione non vale quando dovrete attraversare la strada. In quel caso, sorriso o no, tenteranno comunque di investirvi.










38 commenti:

  1. ahahaha :) bella la tua descrizione dei cinesi. Senza aver mai messo piede in Cina, solo osservando quelli che vivono in città riconosco le cose che dici :)

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    1. Penso che in Italia siano un po' diversi, specialmente le nuove generazioni che sono più italiane che cinesi :)

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  2. Io sono rimasta di stucco quando al ristorante cinese con la nonna di mr. Fedo la proprietaria ha chiesto l'età alla nonna dandole del tu... Che poi la nonna sia una cliente fissa, e comunque non se l'è presa, non toglie che sia una persona anziana e "d'altri tempi" per cui sentire una domanda del genere mi ha fatto rizzare i capelli ( no, in verità pensavo che la nonna la prendesse a bastonate...) XD
    Però loro sono così: molto espliciti!

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    1. Strano che non le abbiano chiesto quanti soldi guadagna! (Questa è una domanda classica, dopo aver chiesto lo stato di famiglia e il tipo di lavoro svolto!)

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  3. Sono anche sporchi? XD
    Non so perché, ma mi hanno sempre dato l'impressione, tra l'altro, di persone casinare, arrabattate in cose traffichine boh :)

    Gli involtini primavera li avresti trovati in primavera, ma tu ci sei andata in estate XD

    Moz-

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    1. Che strana visione hai della Cina e dei cinesi! Sporchi? In che senso? Che non si lavano? Nella mia piccola esperienza non mi è mai capitato di trovarmi in un autobus pieno e andare in apnea per la puzza di sudore (cosa che mi succede spesso qui invece). Molte famiglie abitano ancora in abitazioni tradizionali, senza servizi, e alla mattina la fila per i bagni pubblici le ho viste. Per il resto credo che tutti abbiano l'acqua in casa e si lavino regolarmente.
      Hanno invece una cura quasi eccessiva nella pulizia delle strade, che spesso mi sono dovuta spegnere una sigaretta e tenermela in tasca fino al primo cestino :)
      Sui traffichini che dire, mi hanno avvicinato diverse persone per vendermi orologi e altre robe tarocche, ma ormai il governo tiene così tanto ai negozi di marche originali che sono quasi in via d'estinzione.
      Sugli involtini il dubbio mi è venuto, ma non sapendo la lingua non ho potuto averne conferma e ho "deciso" che se non li ho visti allora non esistono! (Come il Monte Fuji in Giappone, che per ben 4 volte non si è fatto vedere, alchè ho stabilito che è solo un mito...)
      Besos!

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  4. Ho scoperto che la cucina cinese era cinese solo per noi quando sono andata in Francia dove ho mangiato dei ravioli buonissimi preparati per noi ma non c'era traccia di quello che c'è nei ristoranti qui! Davvero interessante la parte sulla burocrazia :)

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    1. Sono sicura che anche qui a Torino esistono ristoranti cinesi per davvero (ci sono un sacco di cinesi, da qualche parte mangeranno anche loro, no?), è che non li conosco!

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  5. questa cosa della cucina adattata al nostro gusto me la spiegò una mia amica di Hong Kong che ha viaggiato molto in Europa e che è venuta a trovare anche me due volte; infatti proprio una di queste volte, volendole fare un piacere, le chiesi se volesse mangiare al ristorante cinese, e lei allora mi spiegò il trucco.
    la faccenda del sorriso ti dirò, mi piace. poi forse sono un po' cinese pure io perchè difficilmente prendo di petto la gente, preferisco appunto un approccio soft. per urlare c'è sempre tempo XD

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    1. Hong Kong è il PARADISO della cucina di tutto il mondo!!! Si mangia anche meglio che in Cina :)
      Quando a volte ho scritto che questo viaggio per me è stato terapeutico è anche per via della faccenda del sorridere sempre. Sono abbastanza "istintiva", spesso fatico a tenere a freno l'impulso di far valere le mie ragioni, e questo viaggio mi ha insegnato davvero molto sull'approccio sempre e comunque positivo.

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  6. Tutte osservazioni centrate in pieno e confermo che gli involtini primavera non esistono.

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  7. Grazie della perfetta descrizione! Conferma e approfondisce tutto quello che avevo osservato a Chinatown (che conosco bene perché ci passo in mezze tutti i giorni quando vado al lavoro), compresa la storia degli sputi, che per me è la cosa più schifosamente schifosa disgustosa rivoltante del mondo. Mi manca però il tofu puzzone!

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    1. Terribile questa abitudine, davvero. Per le Olimpiadi di Pechino hanno tentato una campagna comportamentale anti-sputo per non fare figuracce con gli stranieri, ma purtroppo nelle campagne non ha molto attecchito...

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  8. Tutto interessantissimo, terrò conto se e quando riuscirò finalmente ad andare in Cina anch'io!

    Anch'io sono di quelli che ha un'amica cinese che ha smontato per loro l'illusione della cucina cinese italiana. Però dice anche che qualche ristorante della chinatown milanese cucina cinese davvero. Bisogna avere le indicazioni giuste.

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    1. Te lo auguro, io mi sono innamorata della Cina e sono sicura che succederebbe anche a te. Se scopri qualche ristorante facci un post, hai visto mai che se capito dalle tue parti i possa scappare una cenetta con la mia fashion blogger preferita :)

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  9. Condivido tantissime delle cose che hai raccontato! L'unico punto è sugli involtini primavera... che in realtà esistono! In alcune regioni si mangiano durante il capodanno cinese che in cinese si chiama Chunjie, o festa di Primavera, anche se cade sempre in inverno. Forse sono meno diffusi sui menù, ma ti assicuro che si trovano.

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    1. Ecco, avevo appena goduto del commento di Enrico, e mi stronchi così! :)
      Ma quindi non li trovo in primavera, ma in inverno??
      (Grazie per la precisazione!!)

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  10. LA STORIA DI ALFREDO DI LELIO E DELLE SUE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” NOTE IN TUTTO IL MONDO – LA TRADIZIONE FAMILIARE CONTINUA PRESSO IL RISTORANTE “IL VERO ALFREDO” DI PIAZZA AUGUSTO IMPERATORE A ROMA
    Con riferimento al Vostro articolo, che cita le fettuccine all’Alfredo , ho il piacere di raccontarVi in breve la storia di mio nonno Alfredo Di Lelio, creatore delle “fettuccine all’Alfredo.
    Alfredo Di Lelio aprì il ristorante “Alfredo” nel 1914 in un locale nel centro di Roma, dopo aver lasciato il suo primo ristorante condotto con la madre Angelina a Piazza Rosa in cui furono inventate nel 1908 le note “fettuccine” dedicate da Alfredo a sua moglie Ines (Piazza Rosa è scomparsa nel 1910 a seguito della costruzione della Galleria Colonna/Sordi).
    Nel 1943, durante la guerra, Di Lelio cedette detto locale a terzi estranei alla sua famiglia.
    Nel 1950 Alfredo Di Lelio decise di riaprire con il figlio Armando il suo ristorante a Piazza Augusto Imperatore n.30 “Il Vero Alfredo”, alla cui fama nel mondo ha fortemente contribuito il nipote Alfredo e che oggi è mia cura gestire (cfr. il sito web di “Il Vero Alfredo”).
    Le fettuccine sono servite con le famose “posate d’oro” (forchetta e cucchiaio d’oro) regalate nel 1927 ad Alfredo dai due noti attori americani M. Pickford e D. Fairbanks (in segno di gratitudine per l’ospitalità). E’ da allora che le “fettuccine all’Alfredo” cominciarono a diventare famose negli Stati Uniti e poi in altri Paesi del mondo.
    Desidero precisare che altri ristoranti “Alfredo” a Roma non appartengono alla nostra famiglia.
    Vi informo che il Ristorante “Il Vero Alfredo” è presente nell’Albo dei “Negozi Storici di Eccellenza – sezione Attività Storiche di Eccellenza” del Comune di Roma Capitale.

    Cordiali saluti
    Ines Di Lelio

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    1. Il mio riferimento alle fettuccine Alfredo era dovuto ad un semplice esempio di come una cucina tradizionale di qualsiasi Paese venga distorta da ciò che i ristoranti cosiddetti "tipici" all'estero propongano come originali piatti in realtà adeguati al gusto locale. Non sono certo la prima ad averli portati come esempio di "falsa cucina italiana", ma con questo non ho mai pensato che l'origine non fosse italiana al 100%.

      Per chi fosse interessato all'argomento può leggere gli articoli ai seguenti link:
      http://www.nuok.it/rroma/rroma-fettuccine-alfredo-queste-sconosciute/
      http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-11/fettuccine-alfredo-144312.shtml?uuid=AbyKHdVI#navigationhttp://maricaretti.wordpress.com/2013/09/28/orrori-assolutamente-da-evitare-la-cucina-italiana-allestero/
      http://www.lavocedinewyork.com/Fettuccine-Alfredo-spaghetti-meat-balls-e-il-gusto-del-mangiar-glocal/d/2462/

      Come mi hanno fatto notare alcuni lettori, invece, quella che ho chiamato "pizza salamini" è in realtà la "pizza pepperoni".

      La ringrazio per aver raccontato questa storia importante che spero i lettori del mio blog abbiano apprezzato come ho fatto io.

      A presto.

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  11. La cosa della cucina riadattata mi lascia sempre un po' interdetta e, pur amando tantissimo il "cinese nostrano" (come lo chiamo amichevolmente), cerco sempre di evitare l'italiano all'estero, onde evitare cocenti delusioni XD

    La questione dei sorrisi per me sarebbe una cosa durissima, sono una che prende di petto il prossimo, se c'è qualcosa che non va XD

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    1. Invece io spesso provo i ristoranti italiani all'estero, e nonostante tutto non posso dirne poi così male. (Sono di bocca buona ^_^)

      Per i sorrisi anche per me a volte è stata dura, ma è un esercizio terapeutico, dopo un po' ti abitui. E poi in Cina la cosa bella è che nessuno conosce l'italiano, per cui ogni tanto puoi "sfogarti" senza che nessuno se ne accorga, basta che mantieni un atteggiamento positivo ;) Sai quanto può essere liberatorio un "vaffa" senza conseguenti liti verbali? ;)

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  12. allora gli involtini primavera io li ho mangiati in Giappone, fatti dalla mamma di Yumichan, la cui famiglia prima della seconda guerra mondiale viveva a Taiwan (era il periodo che l'isola era diretto dominio nipponico), anche se lei ( la mamma) è nata in Giappone...ma Yumiko mi diceva appunto che era una cucina di quelle parti dove comunque sua nonna era stata tanto...e sono diversi da quelli che avevo in mente...per prima cosa dentro insieme alle verse e un po' di carne ci sono degli spaghetti di soia e poi lei li cuoce in forno...a e li ho mangiati a settembre ed a ottobre... :-D

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    1. Il mistero degli involtini si infittisce sempre di più!

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  13. Ciao, arrivo dal blog di Lucy.
    Qui nel ns paese c'è una folta comunità cinese, ma restano molto tra di loro, quindi non conosco le loro abitudini.
    Mi è capitato di entrare nei loro negozi e sentirli arieggiare tranquillamente, mentre io ero scandalizzata!!!

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    1. A me piace comprare nei negozi di alimentari cinesi, sembra una piccola Cina nel cuore di Torino, ma anche se hanno una comunità piuttosto "chiusa" si stanno "italianizzando parecchio.

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  14. Ciao. Anzitutto complimenti per il blog. Da quando l'ho scoperto mi affaccio spesso per rileggere anche vecchi post.
    Sono d'accordo con quello che scrivi sui cinesi. Ho osservato le stesse cose anche se con un breve viaggio organizzato. (Riguardo agli sputi, a loro fa lo stesso effetto quando noi ci soffiamo il naso in pubblico). Se potessi ritornerei in Cina di corsa.
    Volevo confermarti che ho mangiato gli involtini primavera a Shanghai e Suzhou durante il mio viaggio nel mese maggio. Non li ho visti invece nelle altre città come Guilin, Xi'an e Pechino. Almeno non nei ristoranti dove siamo stati noi. Comunque in tutti e due i casi all'interno degli involtini c'erano solo diverse verdure tagliate a julienne.
    Spero che continuerai ad aggiornare il blog con i reportage dei prossimi viaggi.

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    1. Grazie per la testimonianza sugli involtini! Mi toccherà tornare in Cina, alla ricerca dell'involtino perduto :)
      Sono molto curiosa riguardo al tuo viaggio, con quale tour operator sei partito?

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    2. Chinasia. Un ottimo viaggio classico di 15 giorni. Però con il viaggio organizzato è quasi azzerato il contatto diretto con la gente e il vivere quotidiano. Cose che "invidio" (in senso buono naturalmente) nei tuoi viaggi. Per questo vengo qui spesso a leggere. Arricchisce il mio viaggio e di questo ti ringrazio.

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    3. Purtroppo con i tour organizzati è già tutto (o quasi) stabilito, compresi i ristoranti, e il contatto con la gente del posto è quasi nullo. Ma immagino che sia stato comunque un bel viaggio.

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  15. Ciao, anch'io arrivo da Lucy...
    Ho vissuto in Cina per 3 anni in due diverse città nella zona di Shanghai e posso confermare praticamente tutto! Gli involtini non sono così diffusi, ma si trovano. Li ho mangiati diverse volte, ma se non ricordo male, non si chiamano così. Dipende poi sempre da quale regione della Cina arrivano i gestori dei ristoranti perché come dici tu la cucina varia profondamente. Fra l'altro gli involtini li fanno anche qui in Thailandia e sono proprio frutto della popolazione cinese immigrata qui. Purtroppo ti devo smentire anche sul fatto che non mangino gli insetti. Li mangiano eccome, soprattutto in alcune regioni. Anche qui d'altronde. Anch'io odio l'odore del tofu e in gravidanza proprio non lo sopportavo. E non parliamo di sputi e soprattutto dei rumorosi risucchi...non ci si abitua nemmeno dopo 3 anni! Privacy inesistente perché loro sono abituati a non averne visto quanti sono e, le foto dei miei figli, credo siano negli album fotografici di un vasto numero di Cinesi!!

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    1. Non oso immaginare cosa voglia dire l'odore del tofu puzzone in gravidanza...
      Grazie per il tuo commento molto interessante (alcune cose le sapevo perché ti leggo sempre ^^)

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  16. ...la cina è misteriosa...
    una terza dimensione che non potrebbe essere più lontana da me che odio il piccante e non dormo sulla spalla di nessuno.
    mi affascina.
    e mi spaventa.

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    1. Spaventa anche me, anche dopo due viaggi. Lo spavento mi accompagna ogni volta che scelgo una meta così lontana, quando penso che non ce la farò, che mi perderò.
      Forse è la paura dell'ignoto che mi spinge a viaggiare?

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  17. Sorridere sempre mi sembra il giusto approccio alla vita in generale. Almeno io ho sempre pensato così, anche se ammetto non è sempre facile sorridere in tutte le situazioni!
    Per il resto, bellissimo post, il mistero degli involtini primavera mi sta ancora facendo ridere! :)
    Il Fujisan, poi, si sa che è un mito per turisti sprovveduti! :P

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    1. Se avessi il fisico la prossima volta farei un pensierino a scalarlo, il Fujisan! ^^

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